Pubblicato il: 29/10/2025
La bozza della Manovra 2026 interviene sulla normativa scolastica, modificando l'articolo 1, comma 85, della legge 107 del 13 luglio 2015, meglio conosciuta come la "Buona Scuola" del governo Renzi.
Il cambiamento è tutt'altro che marginale: ciò che prima era una possibilità, lasciata alla discrezione dei dirigenti scolastici, diventa ora un vero e proprio obbligo. L'articolo 106 della nuova legge di bilancio stabilisce che, per le supplenze inferiori ai 10 giorni nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori), i presidi dovranno obbligatoriamente ricorrere ai docenti già presenti nell'organico dell'autonomia, senza più chiamare insegnanti esterni.
Il cambiamento è tutt'altro che marginale: ciò che prima era una possibilità, lasciata alla discrezione dei dirigenti scolastici, diventa ora un vero e proprio obbligo. L'articolo 106 della nuova legge di bilancio stabilisce che, per le supplenze inferiori ai 10 giorni nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori), i presidi dovranno obbligatoriamente ricorrere ai docenti già presenti nell'organico dell'autonomia, senza più chiamare insegnanti esterni.
Il testo della norma è chiaro: il dirigente "deve" provvedere alla sostituzione utilizzando il personale interno, non più "può". L'unica eccezione prevista riguarda le "motivate esigenze di natura didattica", una formula che lascia spazio a situazioni particolari, ma che rappresenta comunque un'inversione di rotta rispetto al passato. Questa stretta nasce dall'esigenza del Ministero dell'Istruzione e del Merito di razionalizzare la spesa pubblica, riducendo il ricorso a contratti di supplenza breve che, ogni anno, pesano in modo significativo sui conti dello Stato.
Scuola primaria e sostegno: resta la discrezionalità del dirigente
La riforma introdotta dalla Manovra 2026 non tocca però in modo uniforme tutti i segmenti del sistema scolastico. Per la scuola primaria e per i posti di sostegno, infatti, il legislatore ha scelto di mantenere un margine di flessibilità decisionale. In questi casi, il dirigente scolastico conserva la facoltà di decidere autonomamente se avvalersi del personale già presente nell'organico interno oppure se rivolgersi a docenti esterni per coprire le assenze temporanee fino a dieci giorni.
Il verbo utilizzato nella norma è "può", non "deve", lasciando quindi ai presidi la libertà di valutare caso per caso quale soluzione sia più appropriata in base alle specifiche esigenze didattiche e organizzative del proprio istituto. Questa differenziazione riconosce implicitamente che la scuola primaria e l'insegnamento di sostegno presentano caratteristiche peculiari, che richiedono maggiore elasticità gestionale. Nel caso del sostegno, in particolare, la continuità del rapporto educativo con gli alunni con disabilità rappresenta un valore fondamentale ma, al contempo, la necessità di competenze specifiche può rendere indispensabile il ricorso a personale specializzato esterno, quando quello interno non è disponibile o non possiede le qualifiche adeguate.
Monitoraggio, risparmi e destino del Fondo per l'offerta formativa
La Manovra 2026 non si limita a modificare le regole sulle supplenze, ma introduce anche un sistema di controllo e monitoraggio per verificare l'effettiva applicazione della nuova normativa e quantificarne gli effetti economici. Il comma 2 dell'articolo 106 prevede, infatti, che il Ministero dell'Istruzione e del Merito debba procedere a un monitoraggio quadrimestrale delle assenze di tutto il personale scolastico: docenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario. I dati raccolti dovranno essere distinti per ordine e grado di istruzione, per tipologia di posto (comune o sostegno) e per profilo professionale, includendo anche le modalità di sostituzione adottate, la durata delle assenze e delle sostituzioni, nonché le spese sostenute per le supplenze brevi e saltuarie.
Queste informazioni dovranno essere trasmesse al Ministero dell'Economia e delle Finanze, nello specifico al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro il mese successivo alla chiusura di ciascun quadrimestre. Ma dove finiranno i risparmi ottenuti dalla riduzione delle supplenze esterne? La norma prevede una destinazione specifica: gli eventuali risparmi potranno essere utilizzati per incrementare il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (MOF), quella risorsa che le scuole utilizzano per progetti didattici, attività integrative e retribuzione accessoria del personale. L'incremento del Fondo, tuttavia, non potrà superare il 10% del suo valore complessivo e sarà, comunque, subordinato all'effettivo andamento delle supplenze brevi e ai risultati emersi dal monitoraggio ministeriale.
Le critiche: tra carico di lavoro e precariato scolastico
La riforma delle supplenze brevi contenuta nella Manovra 2026 ha già suscitato reazioni contrastanti nel mondo della scuola. Da un lato ci sono le preoccupazioni legate all'aumento del carico di lavoro per i docenti di ruolo, che dovranno farsi carico delle sostituzioni dei colleghi assenti oltre alle proprie normali attività didattiche. Questa sovrapposizione di compiti rischia di complicare ulteriormente l'organizzazione delle lezioni e di incidere sulla qualità dell'insegnamento, soprattutto nelle scuole dove l'organico dell'autonomia è già sottodimensionato rispetto alle effettive necessità.
Dall'altro lato, emerge con forza il tema della condizione dei docenti precari, che basano la propria sopravvivenza economica proprio sulle supplenze brevi. Per migliaia di insegnanti non di ruolo, le sostituzioni temporanee rappresentano l'unica fonte di reddito in un mondo, quello della scuola, caratterizzato da un'elevatissima precarietà lavorativa. Impedire ai dirigenti scolastici di contattarli per assenze inferiori ai dieci giorni significherebbe ridurre drasticamente le loro opportunità di lavoro, aggravando una situazione occupazionale già estremamente fragile.
C'è tuttavia anche chi difende la riforma, sottolineando come l'utilizzo del personale interno possa garantire una maggiore continuità didattica per gli studenti, evitando il continuo avvicendarsi di volti nuovi in aula, e valorizzare al contempo la professionalità dei docenti di ruolo, riconoscendo loro un ruolo più centrale nell'organizzazione scolastica.
Il dibattito resta aperto e le prossime settimane saranno decisive per capire se e come la norma verrà eventualmente modificata, nel corso dell'iter parlamentare di approvazione della legge di Bilancio.
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