Pubblicato il: 22/10/2025

Costituendo la principale voce di spesa pubblica, il tema delle pensioni è, e resta, uno dei nodi più complessi affrontati dal Governo nella legge di Bilancio. Nelle ultime settimane, la questione centrale ha riguardato la cosiddetta "sterilizzazione" dell'aumento dell'età pensionabile, ossia la possibilità di bloccare o rinviare l'incremento dei requisiti di accesso alla pensione legato all'adeguamento alla speranza di vita. Dopo un lungo confronto politico, negli ultimi giorni il Ministero dell'Economia ha annunciato l'adozione di una soluzione intermedia: sarà prevista una sterilizzazione parziale, riservata alle categorie lavorative più fragili, impiegate in attività ad alto potenziale di stress o caratterizzate da elevato rischio di infortunio.

Quindi l'aumento scatterà, ma in maniera più graduale rispetto a quanto previsto in un primo tempo. Per coloro i quali ci sarà, riguarderà non soltanto la pensione di vecchiaia, ma tutte le prestazioni previdenziali collegate ai requisiti anagrafici. Ricordiamo altresì che, dal 2028, i requisiti per la pensione anticipata saranno 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, e 42 anni e 1 mese di contributi per le donne.

In particolare, nel testo della bozza della manovra, recentemente approvata dal Consiglio dei Ministri, si prevede – per la generalità dei lavoratori – che dal 2027 l'età pensionabile salirà di un mese, mentre dal 2028 si aggiungeranno altri due mesi. In altre parole, l'incremento complessivo sarà di tre mesi rispetto ai requisiti attuali, ma diluito in due anni. La misura è il frutto di un compromesso politico: una sorta di via di mezzo che consente di contenere i costi – stimati in circa 3 miliardi di euro in caso di stop totale – e, al tempo stesso, di rispondere alle richieste di gradualità avanzate da alcune forze politiche e sindacali.

Come accennato sopra, c'è però qualche eccezione alle novità in arrivo. Infatti, coloro che svolgono lavori gravosi oppure usuranti – qualificati come tali dalla legge vigente – saranno esclusi dall'aumento, almeno per il momento. La differenza tra le due tipologie di attività è rintracciabile nelle due differenti leggi che le riguardano. In particolare, i lavori usuranti sono quelli individuati dal d. lgs. n. 67 del 2011, e annoverano – tra gli altri – i lavoratori notturni e gli addetti alla catena di montaggio. Ci sono poi i lavori gravosi, menzionati dalla legge n. 232/2016 e svolti da specifiche figure professionali come – ad esempio – i facchini e gli addetti allo spostamento merci, gli operai edili, i gruisti e gli infermieri e le ostetriche che lavorano su turni. Al primo elenco, risalente a circa un decennio fa, si sono poi sommate altre attività qualificate come gravose, introdotte alcuni anni dopo dalla manovra 2018. Tra essi trovano oggi spazio, ad esempio, gli operai agricoli e i lavoratori marittimi.

Per altre figure – come i vigili urbani – scatterà invece l'incremento graduale, in attesa di un possibile aggiornamento della lista dei lavori gravosi. In effetti, è opportuno fare molta attenzione alle qualifiche che si avvarranno del "congelamento" parziale e a quelle che resteranno – invece – escluse. Infatti, tra queste ultime ci sono anche attività impegnative come quelle del carpentiere o del vigile urbano che, tra i suoi compiti, ha il controllo sulla sicurezza urbana. Vero è, tuttavia, che l'elenco dei lavori usuranti e gravosi non è statico, perché è aggiornato periodicamente per tenere conto dei cambiamenti del mercato del lavoro e delle nuove evidenze legate al rischio di infortuni e allo sforzo psicofisico richiesto da alcune mansioni. Senza dimenticare che alcune sigle sindacali chiedono da tempo una revisione e un ampliamento delle categorie tutelate: Anief, ad esempio, chiede a gran voce l'inclusione anche del personale ATA e dei docenti delle scuole secondarie.

Ricapitolando, dal 2027 l'età pensionabile inizierà a crescere gradualmente, ma solo per chi non svolge lavori gravosi o usuranti. Chi, invece, opera in settori particolarmente faticosi continuerà ad andare in pensione con le regole attuali. Una soluzione di equilibrio, almeno temporanea, tra sostenibilità finanziaria e tutela dei lavoratori più esposti sul piano della salute psicofisica.


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