Pubblicato il: 15/04/2024

Parcheggiare illegittimamente – quindi senza averne diritto – in un posto auto per disabili costituisce sicuramente un gesto incivile e moralmente riprovevole, oltre che sanzionato dal Codice della strada.

Ma possono esserci conseguenze più gravi? In particolare, si può andare incontro addirittura a un processo penale?

Secondo la Cassazione, la risposta è sì, ma con alcune importanti precisazioni da fare. Procediamo con ordine.

In realtà non vi stiamo parlando di una novità: la sentenza che stiamo per esaminare risale a qualche anno fa; si tratta infatti della n. 17794 del 23/02/2017 della Cassazione penale.

Quindi, già da tempo la Cassazione ha affermato il principio per cui parcheggiare su un posto per disabili può avere conseguenze penali.

Ma qual è il reato che si può individuare in un simile comportamento?

Sempre secondo la giurisprudenza, si tratta del delitto di violenza privata, previsto e punito dall’art. 610 del c.p..

In particolare, si rende responsabile di tale reato chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa. La pena base è la reclusione fino a quattro anni.

Nel caso oggetto della sentenza che abbiamo appena citato, un automobilista era stato condannato sia in primo grado che in sede di appello per il reato, appunto, di violenza privata, per aver posteggiato in un parcheggio destinato ai disabili, impedendo proprio a una persona disabile di utilizzare quel posto auto.

L’automobilista condannato proponeva, a questo punto, ricorso per Cassazione. Qual era la sua difesa?

I motivi di ricorso erano diversi ma, in sostanza, l’imputato sosteneva soprattutto che parcheggiare in uno spazio riservato ai disabili non poteva costituire violenza privata, in quanto non equivaleva ad impedire intenzionalmente la marcia ad una vettura (che era poi il caso in cui la Cassazione aveva riconosciuto la sussistenza del delitto di violenza privata in ambito stradale).

La Cassazione, tuttavia, ha respinto le argomentazioni della difesa. Vediamo perché.

Innanzitutto, la Corte ha espressamente riconosciuto che l’imputato, parcheggiando la propria auto in uno spazio riservato a un disabile, aveva impedito a uno specifico soggetto, che vi aveva invece diritto, di parcheggiarvi il proprio veicolo.

Infatti, nella vicenda oggetto di processo, ad essere abusivamente occupato non era un parcheggio genericamente riservato alle persone con disabilità (in questo caso, infatti, si sarebbero applicate solo le sanzioni previste dal secondo comma dell’art. 158 del Codice della strada).

Si trattava, invece, di un posteggio espressamente riservato dal Comune ad una persona determinata, in ragione delle sue gravi patologie.

Quindi era stato impedito ad un cittadino, che ne aveva invece un preciso diritto, di posteggiare il proprio veicolo nello spazio riservato: da qui appunto la configurazione del fatto – già di per sé meritevole di rimprovero – come vero e proprio delitto di violenza privata.

Tanto più che – sottolinea la Suprema Corte – l’occupazione abusiva del posto riservato non era avvenuta per pochi minuti: ciò infatti avrebbe potuto far pensare magari a una leggerezza, o a una distrazione dell’automobilista scorretto, non a una sua precisa volontà di occupare un parcheggio che non gli spettava. Al contrario, l'occupazione medesima si era prolungata per diverse ore, fino a notte fonda, quando peraltro l’autovettura era stata rimossa dalla Polizia Locale.

Attenzione, quindi: parcheggiare su un posto riservato ai disabili – specie se si tratta di uno spazio destinato a una persona specifica – può costare davvero caro.


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