Pubblicato il: 18/10/2025

In un periodo denso di attività in calendario, che culminerà con l'approvazione della manovra entro fine anno a evitare il temuto esercizio provvisorio, nel capitolo lavoro ecco la novità di un pacchetto da due miliardi di euro. Carovita, variabile inflazione e diminuzione del potere d'acquisto sono fattori in grado di limitare fortemente consumi e spese di lavoratori e loro famiglie e, proprio per questo, fonti governative indicano che la volontà della maggioranza in Parlamento è aumentare le buste paga grazie al citato, corposo stanziamento.

Oltre a dare una boccata di ossigeno a chi, con fatica, ogni mese cerca di far quadrare il bilancio familiare, il Consiglio dei Ministri pare intenzionato a mettere sul tavolo due miliardi di euro per porre un freno agli effetti del famigerato fiscal drag, ossia l'incremento indiretto del prelievo fiscale che scatta automaticamente quando i salari aumentano a seguito dei rinnovi contrattuali. Il fenomeno finisce per portare i i cittadini a pagare più tasse, anche se il loro reddito reale non aumenta in modo significativo.

Ebbene, secondo i documenti provvisori circolati a Palazzo Chigi in questo periodo, il meccanismo di detassazione degli aumenti in busta paga potrebbe riassumersi in una sorta di cedolare secca, perché:

  • i dipendenti che si gioveranno del rinnovo del loro contratto tra il 2026 e il 2028 potrebbero beneficiare di un incremento quasi totalmente netto;
  • su quanto guadagnato in più scatterebbe una tassazione separata e agevolata del 10%.
Si tratta certamente di un incentivo alla contrattazione collettiva. Ad esempio, per un contribuente in uno scaglione Irpef medio, un incremento dello stipendio di 100 euro lordi al mese si tradurrebbe in circa 90 euro netti. In questo modo, il lavoratore manterrebbe qualche decina di euro in più rispetto all'applicazione della tassazione ordinaria, basata – come è noto – su aliquote e scaglioni progressivi.

C'è però una nota dolente. Al momento da questo meccanismo di detassazione sarebbero esclusi i dipendenti pubblici. Ebbene sì, dalle ultime indiscrezioni che giungono dai palazzi delle istituzioni, non c'è conferma sull'estensione anche ai circa tre milioni di lavoratori della P.A. Al momento non si sa se sia una semplice "svista" o una precisa scelta di politica fiscale. In verità, una risposta positiva sarebbe oltremodo gradita ai lavoratori pubblici, visto che – a cominciare da coloro a cui si applicano i contratti Funzioni Centrali e Sanità – è all'orizzonte una nuova serie di rinnovi contrattuali.

L'Esecutivo ha già messo sul piatto le risorse necessarie per i rinnovi del prossimi due trienni, fino al 2030, per un totale di circa venti miliardi di euro. In tempi relativamente ristretti – quindi – gli attesi incrementi contrattuali potrebbero essere integrati in busta paga. Ma, se al rinnovo non si abbinerà ufficialmente la summenzionata detassazione, il rischio concreto è quello di subire gli effetti del fiscal drag nella loro interezza. Gli impiegati della P.A. guadagnerebbero sì un po' di più, ma lieviterebbe anche il prelievo fiscale a loro carico.

I giuslavoristi sanno che questo scenario non è affatto nuovo, ma – anzi – riflette un trend consolidato in merito alla differenza di tassazioni applicate ai compensi aggiuntivi. In linea generale, i lavoratori pubblici non beneficiano di una rete di agevolazioni fiscali fitta e articolata come quella previsa per i privati (si pensi ad esempio agli sgravi nei confronti dei premi di produzione). Il salario accessorio nel pubblico è tipicamente soggetto a tassazione piena, tuttavia – in compensazione – ci sono altri vantaggi per i dipendenti pubblici, come una certa stabilità contrattuale e previdenziale che non si ritrova nel privato. Vero è che, nella P.A., licenziamenti e riduzione di organico sono più difficili, il che garantisce una tendenziale maggior continuità di reddito.

Concludendo, sindacati e lavoratori del comparto pubblico auspicano un'iniziativa apposita da parte del Ministero per la Pubblica Amministrazione, il quale – nel tempo ancora a disposizione – potrebbe usare l'impegno finanziario pari a venti miliardi di euro per negoziare, con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, l'estensione della detassazione degli aumenti contrattuali a tutti i lavoratori.


Vai alla Fonte